2014
Brus / Hoek / Ike – Padiglione Roma
Questa enorme stanza è in primo luogo un omaggio a un movimento che nell’arte ha un suo preciso posto. L’intera stanza è il risultato di un incontro e un confronto di tre artisti da tempo attivi nella scena romana e internazionale: Brus, Hoek e Ike. La pratica del tutto spontanea, e quindi lontana da specifici progetti curatoriali, di numerosi writers di entrare nelle fabbriche e negli edifici abbandonati e di utilizzare le pareti come una tela impolverata dal tempo, è stata uno dei punti di partenza per lo sviluppo di questo incontro. Nessun intento di musealizzazione, quanto piuttosto la volontà di porre l’accento sul grande peso che questo movimento ha avuto e ha ancora nelle strade della nostra città. La potenza del gesto, la precisione del tratto e il forte impatto del colore hanno invaso completamente lo spazio. Le ricerche calligrafiche di Brus e la sua maestria nel giocare con gli elementi architettonici della parete, sezionati per fasce cromatiche, sono in opposizione solo spaziale il muro di Hoek e Ike; una perfetta unione e comunicazione tra i puppets del primo e i cangianti graffiti, quasi dalle forme astratte, del secondo. Il bianco del pavimento deve essere inteso non come un limite invalicabile, quanto piuttosto un invito per lo spettatore a percorrere l’intera stanza, avvicinarsi e con delicatezza e cura cogliere sfumature di stile, di gesto e d’impulso.
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This huge room is first of all a homage to the movement that has found its place through art. The entire room is the result of an artistic encounter between the three artists that have been on the Roman and international scene for some time: Brus, Hoek and Ike. Several writers go into warehouses and abandoned buildings to use them as dusty canvases. This is a completely spontaneous practice, thus not attached to a specific cultural or curatorial project and has been the starting point for this artistic encounter. There is no intention to create a museum-like artwork, it is more of a wish to highlight the weight that this movement has on shaping the streets of our city. The strength of the gesture, the exactness of the traits and the strong impact of the colours have completely invaded the space. Brus’s research into handwriting and his excellent ability to play with architectural elements of the wall, divided into coloured bands, is only spatially opposed to the wall by Hoek e Ike; a perfect union and communication between the puppets drawn by the former and the colour-shifting almost abstract shapes of the latter. The white of the floors shouldn’t be seen as an insurmountable boundary, but rather it should be seen as an invite for the spectator to enter and walk the entire room, to approach the work gently and to tactfully pick on the different artistic styles, gestures and impulses.