2016
Honet
Con Honet siamo davanti ad un opera dai forti connotati allegorici: una parata di personaggi più o meno famigliari che in fila danzano lungo le pareti della sala verso il proprio destino, oltrepassare il proprio demone, la morte. Il richiamo alle danze macabre medievali assume con Honet un tono addolcito e scherzoso, mostrando forse come l’immaginario contemporaneo sia scevro di gravitas riguardo al limite che più di ogni altro contraddistingue il nostro vivere. Per la scelta dei personaggi l’artista francese attinge dal suo immaginario pop fatto di icone storiche, contemporanee, arcane o provenienti dal mondo fiabesco e dei cartoon. Una miscellanea bizzarra che, come una sfilata carnevalesca, da una parte sembra voler esorcizzare questa presenza e dall’altra in un certo senso mostra lo spirito del nostro tempo, che grazie alla sua componente telematica predispone il mondo ed il tempo in un eterno presente dove ogni cosa è presente simultaneamente. Anche noi siamo chiamati a partecipare dovendo scegliere se affrontare e oltrepassare le nostre paure rappresentate dalla figura della morte posta a copertura dell’uscita, per poter continuare a vedere la mostra oppure scegliere di rimanere imprigionati in questo limbo carnevalesco.
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With Honet we are in front of a work with strong allegorical connotations. Along the wall we find a collection of figures, more or less familiar, that dance in long along the wall toward their destinies, passing beyond their own demons–death. Through Honet the reference to a macabre medieval dances takes on a sweet and playful tone, perhaps demonstrating how the contemporary mindset is devoid of gravitas in regards to the limit that more than anything else distinguishes our lives. In selecting the characters, the French artist draws from his mind a selection of historic, contemporary and arcane icons or fairy-tale and cartoon characters. The bizarre mix, like a carnival parade, appears on one hand to want to exorcise this presence and the one the other in a way show the spirit of our time, that thanks to its technological component predisposes the world and time in an eternal present, where everything is present simultaneously. We too are called to participate, having to select whether to face and overcome our fears represented by the figure of death placed covering the exit, in order to continue to see the exhibition or choose to remain imprisoned in this carnivalesque limbo.