2015

Martin Whatson – Never ending story

Stencil e bomboletta. Queste le due modalità di intervento utilizzate dall’artista norvegese per realizzare l’opera qui ad Outdoor. L’una precisa e meccanica, l’altra impulsiva e caotica. La stanza di dimensioni ridotte rispetto alle restanti, facilita lo spettatore a compiere un rapido sguardo panoramico innescando il senso ritmico e dinamico dell’opera.  Le due figure si rincorrono senza soluzione di continuità, una intenta a disegnare, l’altra a coprirne le tracce con della vernice bianca. Non ci è dato sapere chi ha iniziato e chi concluderà; i due gesti in antitesi tra loro corrispondono ai due momenti nei quali si dispiega la temporalità effimera dell’arte urbana e la ciclicità delle dinamiche che avvengono sui muri nei contesti urbani. Una lotta tra due forze contrarie sulle quali però l’artista sospende il giudizio limitandosi a descriverne il suo svolgimento semplicemente come il gioco necessario tra opposti.

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Stencil and spray. These are the two methods used by the Norwegian artist for his work here at Outdoor – one method precise and technical, the other impulsive and chaotic. The room, on a smaller scale than others, allows the spectator a quick panoramic view, triggering the dynamic rhythm of the work. The two figures are engaged in an endless chase – one intent on painting, the other covering his tracks with white paint. It’s a mystery who started the chase and who will finish it. These two opposing gestures exemplify the ephemeral nature of urban art and the dynamics that occur while working in an urban context. The artist reserves judgment in this fight between opposing forces, limiting his involvement to the expression of this necessary game between opposing forces.

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